Olio di Palma

Dopo tanti anni, si parla finalmente dell’olio di Palma e dei suoi eventuali danni. Analizziamo in breve questo frutto.

Ettari di foresta vergine nel bacino del Congo sono stati trasformati in una delle piantagioni di palme da olio più estese d’Africa. Il progetto, avviato nonostante i timori degli ambientalisti, è coordinato da una società della Malesia leader mondiale del settore. Si sta investendo oltre 500 milioni di dollari nella piantagione e negli impianti di trasformazione facendo crescere il mercato dell’olio da palma del 9% ogni anno!

L’olio di palma è presente ovunque. Lo mangiamo quasi tutti i giorni: nei biscotti, nei gelati, nelle patatine, nel cioccolato e in altri prodotti, come ad esempio per la cura del corpo: nello shampoo, nei saponi, nei cosmetici.

E’ facile da produrre, duttile e redditizio, è diventato appetibile sui mercati internazionali già durante la rivoluzione industriale. L’Estremo Oriente ha iniziato a investire su questo prodotto nel 1966, sorpassando il paese di origine delle palme da olio: l’Africa. Oggi Indonesia e Malesia controllano il 90% della produzione globale, tanto che negli ultimi vent’anni la superficie dedicata all’olio di palma è triplicata e le coltivazioni intensive continuano a moltiplicarsi ad un ritmo impressionante, impiegando quantità massicce di pesticidi e divorando milioni di ettari di foreste vergini.

Al ritmo attuale, le foreste indonesiane (seconde solo a quelle amazzoniche) saranno distrutte aumentando la quantità di gas serra nell’atmosfera e distruggendo uno dei polmoni del pianeta. Durante il processo di trasformazione, ci sono alcune fasi di raffinazione che eliminano la parte gommosa (che produce una schiuma fastidiosa durante la frittura) e lo sbiancano, perché l’olio di palma “integrale” è rosso. Poi viene deodorizzato ed infine frazionato: la parte solida è perfetta nei prodotti da forno, come sostituto delle margarine; mentre la parte liquida è ideale per friggere. Durante questo tragitto, l’olio di palma perde diversi difetti (sostanze ossidate, degradate e maleodoranti), ma anche tutte le sostanze buone: i carotenoidi, la vitamina e i cosiddetti precursori della vitamina A (che nell’olio di palma integrale sono 15 volte più abbondanti rispetto alle carote e 100 volte più abbondanti rispetto al pomodoro).

Il prodotto finito, che ha perso colore, odore e sostanze nutritive, non ha più nulla a che vedere con il suo antenato africano, che aveva ed ha ancora, un ruolo fondamentale nella cultura e nell’alimentazione di molte etnie dell’Africa occidentale, dove con i grandi grappoli di bacche rosse e la trasformazione artigianale, si ottiene un olio denso e aranciato, che profuma di pomodoro, frutta e spezie. Un olio buono e nutritivo, ingrediente fondamentale della cucina tradizionale, che accompagna carne, pesce, verdure e riso.

Ecco, dunque, l’olio di palma che è un prodotto con una storia, legato ad un territorio, estratto da frutti che maturano nella foresta, ricco di vitamine fondamentali nella dieta africana, basata su cereali e legumi.

Quest’olio, che troviamo ovunque nelle nostre case,  è nelle briglie del mercato globale  una merce senz’anima, che distrugge l’ambiente, costa pochissimo, si lavora molto bene , non irrancidisce e  aumenta di grassi saturi i nostri pasti quotidiani.

Ora pero’ si inizia a trovare biscotti e altri prodotti senza olio di palma, ma saranno veramente prodotti più sani e senza grassi pericolosi?

Fonte. SlowFood. MC